lunedì 28 aprile 2008

Finchè c'è democrazia c'è speranza

Oggi torno a scrivere. Ho riaperto la camera iperbarica dove molti di voi mi hanno chiesto di entrare. Io vi avrei accolti tutti molto volentieri, ma oggi ho preso una decisione. Niente più criogenesi, resto qui, ho cambiato idea. Ero uscita un attimo dal sarcofago per prendere un cd di Bruce Springsteen, ottima colonna sonora per i miei 5 anni di letargo, quando non ho resistito alla tentazione di controllare il mio blog e leggere i commenti pervenuti. Ce ne sono alcuni, rigorosamente anonimi, che vale la pena segnalarvi. Uno mi definisce “una sfigata piena di luoghi comuni sinistrorsi che può anche andare in Tibet, noi non ci accorgeremmo della mancanza….”. Un altro mi definisce trentenne di una generazione “di poco pensiero, ma ben inserita nella società che contesta”, figlia “del modello veltroni-jovannotti (che tra l’altro, caro anonimo, si scrive con una enne sola): tutto conformismo, political correct (sarebbe politically), buonismo gratuito, tanto paga chi lavora”. Precisazione mia: io lavoro e non credo che gli altri paghino per me, non sono figlia di nessun modello, non sono ben inserita nella società che contesta, perché non sono ben inserita e perché io non contesto, semplicemente ho una mia opinione e spero di poter continuare ad esprimerla liberamente, con garbo e ironia.

Cari anonimi, secondo me dovreste prendere lezioni dai miei amici Gandalf e Jack che, pur non pensandola su certi argomenti come me, sono sempre i benvenuti sul mio blog con i loro commenti ironici, divertenti e rispettosi. Anche perché, lo dico per voi, con i vostri toni rischiate di darmi involontariamente ragione. Ma in fondo devo ringraziarvi, perché grazie a voi, mi è tornata la voglia di scrivere e di reagire. E se per voi questo è “buonismo gratuito”, pensatela pure come volete. Io la chiamo democrazia. Sapete di cosa parlo?

martedì 15 aprile 2008

L'Italia s'è destRa... e io vado in letargo

Mi sveglierò tra cinque anni, se ci saranno le condizioni, naturalmente. Sto già scegliendo la camera iperbarica che mi ospiterà nel prossimo lustro.

In questo frangente il Cavaliere potrà fare la perizia psichiatrica ai giudici, dell'Utri si prepara a riscrivere i libri di storia e quell'artista di Tremonti sperimenterà le ultime frontiere della finanza creativa, ma non vado oltre perché non voglio farmi del male.

Rifletto solo su una cosa: il Parlamento italiano si svuota della sinistra e si riempe di leghisti: quelli che hanno paragonato la situazione della Padania a quella del Tibet. Quando in America Bush vinse per la seconda volta, alcuni giovani democratici aprirono un sito, "sorryforthispresident". Sarei tentata di farlo anch'io, ma alla fine siamo in democrazia e vale il detto "ognuno ha il re che si merita". Ora vi saluto, sta per partire il processo di criogenesi.

martedì 8 aprile 2008

Dei mezzi dei politici o dei politici sui mezzi

Quella che vedete è un’immagine storica: Rutelli immortalato l’unica volta che ha preso un autobus a Roma. Del resto il suo avversario Alemanno, in corsa anche lui per la poltrona di sindaco della Capitale, oggi l’ho visto sfrecciare sulla fiancata di un taxi romano. Il manifesto diceva “Voglio una città senza traffico”. Caro Gianni, tu vuoi una città senza traffico e ti candidi a Roma, dove l’unica forma di trasporto alternativo al mezzo privato è il “bus sharing”? Consiste nel prendere un quinto della popolazione romana e cercare di infilarla tutta a bordo del 38. Se proprio volevi una città senza traffico avresti dovuto candidarti a Poggio Mirteto.
Ma torniamo alla politica nazionale, anche perché questo potrebbe essere il mio ultimo post “politico” prima delle elezioni. L’altra sera ho avuto un incubo, la formazione del nuovo governo con Cuffaro come ministro dell’Agricoltura (aaaaaaahh!) e Ferrara ministro della Salute: un governo di larghe, larghissime intese, direi quasi extralarge. Lo so, è terribile, ma il mio animo pacifista e non violento non giustifica comunque le uova e i pomodori che in questi giorni sono stati lanciati contro il direttore del Foglio. Credo e sempre crederò che le parole siano l’arma migliore e quando Ferrara se ne è uscito con la storia di “abort macht frei” davanti alle cliniche abortiste, io, avessi avuto il tempo, avrei subito scritto un post con la foto del suo bel faccione e un solo unico titolo: Se questo è un uomo. E che Levi mi perdoni la citazione ardita.

P.P. (Post Post): su Bossi non dico nulla, sarebbe come "imbracciare il fucile" e sparare sulla Croce Rossa.