giovedì 30 agosto 2007

Scusi, sono in saldo i capezzoli?

In principio era un normale reggiseno imbottito, se vogliamo escludere la primitiva ovatta e i caserecci calzini arrotolati dentro le coppe. Poi ci fu il push up, un capolavoro di ingegneria che è riuscito a catturare la forza centrifuga e la forza centripeta per cui le tette vengono spinte contemporaneamente un po’ più su, un po’ più in là e un po’ più in qua. Le ultime invenzioni per le donne atettuate sono il reggiseno ad olio (dicono che quando lo tocchi hai la sensazione di sentire quelle vere) e quello a pompetta (tu soffi e decidi quante tette vuoi portare a fare un giro quel giorno). Ma non finisce qui. Dai produttori del push up, dai creatori delle mutande con le chiappe imbottite arriva “nipples”! Nipples significa capezzoli e, giuro che è vero, è un nuovo reggiseno con due piccole imbottiture centrali che pare creino l’effetto tetta infreddolita o appena uscita dall’acqua. Immaginatevi questo scenario: un via vai di donne che in inverno sotto tre centimetri di maglione vanno in giro con dei capezzoli perforanti come quelli dell’amica di Mazinga. Ma non è che stiamo esagerando? Considerando che anche l’uomo oggi quanto a vanità non ha niente da invidiare alle donne, è probabile che a breve qualcuno si inventi il boxer col push up. Allora, care donne, cosa pensereste se il vostro uomo, prima di andare a dormire lasciasse sul comodino una mutanda che non s’abbassa mai?

Comunque per chi fosse interessata, il reggiseno “Capezzoli” per ora sarà venduto solo in Francia.

martedì 28 agosto 2007

"Non gioco più, davvero"

Anni fa Mina cantava "Non gioco più, me ne vado...". Ieri il senatur Bossi ha detto "Non gioco più". E il resto? Chi ben comincia è a metà dell'opera, ma, come insegna Mina, "L'importante è finire".

SICKOme vivo in Italia

Siccome vivo in Italia, mi posso permettere il lusso di prendere qualche malattia (anche se non vorrei mai dover abusare di questo privilegio). Ho appena visto “Sicko”, l’ultimo film di Micheal Moore. Bello. Un’ottima denuncia del sistema sanitario americano, dove gli ospedali magari sono più puliti del Policlinico Umberto I, ma solo in pochi possono entrare a verificarlo. Con la sua consueta ironia Moore porta sullo schermo casi che fanno male allo stomaco. Chi non ha un’assicurazione non viene curato e non è detto vada meglio a chi ce l’ha perché le compagnie inventano spesso qualche cavillo per non pagare il dovuto. Così capita che persone un tempo benestanti si ritrovino in miseria perché colpite da una grave malattia; che bambine piccole muoiano per strada perché l’ospedale più vicino si rifiuta di intervenire su una paziente che dovrebbe andare in un’altra struttura; o che persone malate di cancro non abbiano coperte le cure del caso perché nel modulo presentato all’assicurazione anni prima dimenticarono di inserire una banalissima malattia preesistente. E, non potendo permettersi di pagare di tasca propria, muoiono. Nonostante il film proponga una visione forse un po’ troppo “mulino bianco” della società e del sistema sanitario di altri paesi come Canada, Inghilterra, Francia e Cuba (se è davvero così corro in aeroporto), il film fa centro. Ma come mai la popolazione americana che non ha diritto alle cure per mancanza di soldi non protesta e non chiede una sanità pubblica? Beh, pare che qualcuno in passato ci abbia provato, ma senza risultato: cominciarono a circolare voci sul fatto che anche i medici statali mangiassero i bambini!

Moore cita Tocqueville: “La grandezza di un Paese si misura sulla sua capacità di porre rimedio ai propri errori". Ai POSTUMI l’ardua sentenza.

Quanto se MAGNA in Umbria

Questo fine settimana l'ho passato dai miei, in Umbria, dove ho MAGNATO un casino. Come tutti gli anni, di questi tempi, nel piccolo paese di campagna dei miei nonni organizzano una sagra. Si MAGNA un sacco ( e un sacco pesante) e si spende poco. Il paese è piccolo (e la gente mormora), ma arrivano da tutta la provincia e non solo per MAGNARE a quattro ganasse (palmenti, se preferite). In Umbria è così. Ogni due case c'è una sagra. In paesi di quattro anime i tre vicini di casa si mettono d'accordo e organizzano una sagra, di qualunque cosa: cinghiali lessi, rane fritte, lumache al sugo... ogni animale che saltella ignaro nel raggio di 3 chilometri è in serio pericolo. Va bene giusto al Gorilla di Montagna e il leopardo caucasico perchè vivono troppo lontano. E anch’io, devo ammettere, quando posso, minaccio volentieri nel mio piccolo la sopravvivenza delle specie del territorio. MAGNO con gusto, da buona umbra. Del resto a casa mia c’è un vero e proprio culto del cibo. A metà del pranzo i miei genitori già pensano a cosa preparare per cena e a metà della cena iniziano a pensare a cosa cucinare per il pranzo successivo. Credo che non ci sia cosa che li renda più tristi del fatto che a Roma, per questioni di tempo, io pranzi con un panino. E devo dire che la cosa intristisce un po’ anche me. Tempi moderni.

giovedì 23 agosto 2007

Il fine giustifica il mezzo (pubblico)

Ho aperto il mio blog. L'ho fatto con un po' di scetticismo, dopo aver rimandato a lungo questa decisione. Poi mi sono detta: "O ora o mai più". Almeno provo. E quale momento migliore del rientro dalle ferie? Quando cioè, un po' come a Capodanno, torni in città e fai propositi che con un certo grado di probabilità non manterrai?
Alla fine può essere un modo come un altro per addolcire il rientro che è stato piuttosto drammatico. Sonno, spossatezza (quanto mi manca il pisolino del dopo pranzo!) umore nero... Che poi al lavoro devi aggiungere anche quel bel tratto di strada che separa la tua casa dall'ufficio che tu, anche quest'anno, passerai a bordo di un fantastico autobus Atac (i mezzi pubblici di Roma). Quarantacinque minuti per percorrere neanche 7 chilometri insieme a tante altre persone nervose e spazientite che si accalcano una sull'altra per entrare quando ormai anche le più comuni leggi della fisica imporrebbero di abbandonare l'impresa. Oggi, tanto per iniziare bene, ho scoperto che il mio autobus effettuerà, non so fino a quando, una simpatica deviazione (circa 10 minuti in più quando non c'è traffico) causa lavori. Bentornata a casa! Speriamo almeno di non beccare presto il maniaco in tuta bianca..... Ma al lavoro ci dobbiamo andare...... che s'ha da fa' pe campa'...
Il fine giustifica pure il mezzo pubblico.