sabato 7 marzo 2009

Miz Rozzella

Costretta a casa dai famosi mali di stagione, inganno il tempo dedicandomi allo zapping. Finisco su Verissimo, fortunatamente quasi alla fine, e trovo una sigla meravigliosa: Carlo Rossella riceve e legge una lettera da tale Saverio, il quale gli scrive che ha un problema. Tralasciando il fatto che anch'io ho avuto e mi capita ancora di avere dei problemi, ma non vedo perché dovrei confidarmi con Rossella (ora che ci penso c'è pure chi in un settimanale femminile chiede consigli a Fede), il dilemma in questione è che l'autore della missiva ha 61 anni, ma non è indifferente al fascino delle giovani donne(!). Caro Saverio, se avessi scritto a me, ti avrei detto che non ci vedo niente di strano, che pure quando avrai 80 anni, le giovani belle donne probabilmente continuerai a guarderle sempre con occhio ammirato, l'importante, in questi casi, è non crearsi troppe aspettative ;-))
Ma la cosa che più mi ha colpito è stata la risposta del direttore, che più o meno suonava così: "Caro Saverio non ti posso rispondere ora perchè non posso parlarne in televisione. Scrivimi un' email".
Cosa avrà voluto dire che non poteva dichiare in tv?
Le ipotesi possono essere molteplici, ad esempio potrebbe essere che:
1) Rossella sia un asceta;
2) Rossella non sia attratto dalle donne;
3) Rossella non abbia il problema di desiderare donne giovani, perchè ne ha già tante.
.......qualcuno vuole scrivergli un' email?

lunedì 16 febbraio 2009

Povia era un cantante?

Puntuale come le tasse e il canone Rai, anche quest’anno riparte il Festival di Sanremo. L’edizione, oltre che per l’ingaggio milionario di Bonolis, sarà ricordata per il brano di Povia che ha iniziato a far discutere ancora prima della sua esecuzione per il suo singolare testo. Il titolo è già tutto un programma, Luca era gay.
Ma chi è Povia? Per ricordarvelo, sfogliamo insieme la voce on line su Wikipovia.
Dato che trattasi di una enciclopedia libera, aperta a tutti gli interventi, mi sono permessa di aggiungere qualcosina tra parentesi….


Giuseppe Povia, in arte solo Povia è un cantautore italiano nato a Milano nel 1972.

Nel 2005 non è stato ammesso al Festival di Sanremo per aver già eseguito in pubblico la canzone che avrebbe voluto portare in gara, “I bambini fanno ooh”, ma il brano è divenuto un vero e proprio tormentone tanto rimanere n.1 nella hit parade italiana per ben 20 settimane (I bambini a quel punto hanno iniziato a fare ooh, che palle!).

Il 4 marzo 2006 ha vinto il Festival di Sanremo con la canzone Vorrei avere il becco (conosciuta anche come I piccioni fanno tuuuu).

Contestualmente ha pubblicato il suo secondo album I bambini fanno ooh... la storia continua.... Da questo disco sono stati messi in commercio i singoli Irrequieta, T'insegnerò (cosa, educazione sessuale?) e Ma tu sei scemo (si sospetta che il testo sia autobiografico).

Il 12 maggio 2007 il cantautore, pur non essendo sposato ma convivente, ha partecipato al Family Day in piazza di Porta San Giovanni a Roma (non credo ci sia bisogno di aggiungere altro).

Il 4 ottobre 2007 ha pubblicato l'album La storia continua... la tavola rotonda. Il primo singolo estratto da questo disco è È meglio vivere una spiritualità (……per i fatti propri e magari non imporla agli altri).

Il 2008 si apre con l'esclusione al Festival di Sanremo: la canzone bocciata si intitola Uniti, proposta con Francesco Baccini. Adirato per l'esclusione, Povia accusa la giuria del Festival di essere schierata per il centrosinistra (le famose toghe rosse).

Nel 2009 partecipa al Festival di Sanremo con il brano Luca era gay. Il testo del brano parla di un uomo che lascia l'omosessualità e guarisce per diventare eterosessuale (Ma la domanda è: Povia si nasce o si diventa? E in ogni caso, si può guarire?)

Non lo so, ma io intanto mi ascolto il brano di Povia in versione Elio e le storie tese. Vai Elio!

martedì 20 gennaio 2009

W la pregna!*

Il Vaticano è femminista. La rivelazione è stata fatta un paio di settimane fa sulle pagine dell’Osservatore romano. Sono passati più di trent’anni da quando le donne bruciavano i reggiseni in piazza sotto l’occhio critico e severo della Chiesa. Oggi, però, le eminenze fanno mea culpa e “sposano” la causa (di certo non potrebbero semplicemente “convivere” con essa) delle donne, invocando la parità effettiva dei sessi. Ma come arrivare a questo traguardo? Bisognerebbe iniziare dalle piccole cose: ad esempio, le donne dovrebbero smettere di comprare la pillola anticoncezionale, un peso che finisce sempre per gravare su di loro. Sono loro che si devono ricordare di comprarla e di prenderla. Sono loro che si imbottiscono di ormoni alterando il normale e naturale equilibrio delle cose.
Si legge nell’articolo testè citato: «I mezzi contraccettivi violano almeno cinque diritti: a vita, salute, educazione, informazione (la loro diffusione avviene a discapito dell’informazione sui mezzi naturali) ed uguaglianza fra i sessi (il peso ricade quasi sempre sulla donna)».
Per non parlare del fatto che inquinano irrimediabilmente il mondo.

Perciò, care fanciulle in età fertile, è giunta l’ora di bruciare in piazza le vostre Harmonet, Ginoden, Minulet e compagnia fornicando. Non lasciatevi sfruttare, liberatevi dalla posizione di creatura subalterna, è l’uomo che deve occuparsi di non procreare, ricorrendo al contraccettivo più naturale che ci sia, facendo quel giusto e sano sacrificio che meno offende la religione cristiana. Dirò di più: acquistare la pillola ha un suo costo, quante volte avete anticipato voi i soldi per l’acquisto e non vi sono stati restituiti? Tutto questo a discapito della posizione economica della donna che, è notorio, è sempre stata più svantaggiata rispetto all’uomo. Rifletteteci.

Voci di corridoio vaticano sussurrano di una prossima enciclica contenente questi principi inderogabili. Pare si chiamerà “Procreo ergo sum”, oppure “Gravida et beata”.

Non so a voi, ma a me è venuto alla mente un verso di una canzone del grande Fabrizio De Andrè, che anch’io ci tenevo a ricordare in occasione del decennale della sua morte:

“Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.”

(Il testamento di Tito)


*Pregno-a: dal latino bassomedioevale “praegnans”. Che porta in sé un germe di riproduzione e dicesi della femmina gravida, cioè, che è stata fecondata dal maschio.